Comporre una foto

Magari, in questa pagina ti aspetti di trovare rigidi schemi e simulazioni di inquadrature ma in realtà alla base di una buona composizione fotografica c’è una sola, semplicissima regola: far capire a chi guarda di cosa parla uno scatto e qual è il soggetto.

Lo so, adesso mi dirai che hai letto ovunque che per comporre una fotografia bisogna tassativamente seguire la regola dei terzi. Beh, non sono d’accordo: se la foto è brutta o confusa, si può anche aver posizionato il soggetto su questa base ma il risultato rimane comunque una fotografia che non fa il suo dovere. Inoltre, non è il solo schema compositivo che si può utilizzare.

La chiarezza del messaggio

Prima di comporre un’inquadratura, parti dal presupposto che la persona che guarderà la tua foto non ha tutte le informazioni che hai tu a riguardo: non sa dov’eri quando l’hai scattata, quali erano il contesto, il messaggio, il soggetto – nelle tue intenzioni – e magari non sa nemmeno chi sei e di cosa ti occupi.
Lo spettatore deve cogliere il tuo messaggio anche in assenza di questi dati e il suo cervello, che si occupa di registrare e classificare le informazioni visive, in quanto a immagini ha un senso estetico “pigro”. Se gli rendi le cose più facili, evitando di sottoporgli un input su cui dovrà soffermarsi per diversi secondi prima che i neuroni ne traggano le informazioni necessarie, te ne sarà grato e apprezzerà più facilmente la tua foto.

Semplificare la consegna del messaggio non significa però rinunciare alla creatività e realizzare solo foto – passami il termine – elementari.

Ti faccio un esempio: al momento di fotografare un panorama urbano in una bella serata, sono diversi i messaggi su cui possiamo basare lo scatto. Magari ci interessa di più il contrasto tra l’atmosfera calda e accogliente che la luce del tramonto conferisce a una veduta di solito grigia e rigida, perciò dovremo dare alla luce e al colore tutta l’importanza necessaria.

Oppure, se quello che vogliamo comunicare è la nostra avversione per gli spazi dominati dai grattacieli, porremo l’accento sull’imponenza, la pesantezza e l’oppressione che in noi generano quegli edifici. É possibile che la foto che ne risulterà sarà scura e vedrà il fotogramma quasi interamente occupato dagli edifici.

O, ancora, se siamo grandi fan dell’architettura moderna e desideriamo parlare dell’armonia delle linee, potremmo pensare di avvicinarci molto e astrarre il soggetto in una composizione geometrica.

Insomma, l’unica regola è che non ci sono regole precise, purché il messaggio arrivi forte e chiaro a chi guarda.

Suggerimenti formali

Di seguito, provo a darti qualche indicazione sugli elementi a cui fare attenzione al momento di comporre una foto. Sono indicazioni per forza di cose generiche, leggile quindi con la consapevolezza che poi ogni caso è a sé (ad esempio, il primo suggerimento decade nel momento in cui un senso di squilibrio e movimento sono ciò che vuoi trasmettere nella tua immagine).
Se nella foto ci sono dei riferimenti di orizzonte (dei bordi o delle linee che possano dare l’idea del dritto, per capirci) abbi la massima cura nel tenerle dritte. Questo non vuol dire che tutte le linee formate dagli oggetti in campo devono obbligatoriamente essere dritte, mi riferisco soltanto a quelle che trasmettono al cervello un senso di orizzonte.
Fai attenzione al rapporto fra le linee. Quelle diagonali convergenti possono aprire dei punti di fuga verso un punto dove si convoglia l’attenzione. Assicurati che questo effetto giochi a favore della tua composizione e non viceversa.
Diversamente, delle linee orizzontali parallele comunicano in genere calma e staticità; le linee verticali restituiscono dinamismo e movimento.
Anche le luci e le ombre sono parte dell’inquadratura, specialmente se si disegnano in modo netto, diventando forme. Tienine conto soprattutto se decidi di usare una luce molto intensa, molto dura e contrastata.
Stesso discorso per le texture e i colori: anche la loro distribuzione può creare aree e linee diverse. Se inizialmente hai difficoltà a vedere l’immagine in questo modo, fai una stampa e con dei pennarelli evidenzia le trame e i salti di colore, così da renderli forme geometriche.

Linee e trame possono essere il soggetto di una foto, essendo una visione gradita al nostro cervello. Possono anche essere utili per isolare il soggetto nel momento in cui quest’ultimo rompe lo schema oppure si trova al di fuori di esso.

Verifica sempre che il punto che metti a fuoco coincida con il soggetto, altrimenti creerai informazioni contrastanti. Con soggetto, non intendo dire persona: se stai fotografando il lavoro di un falegname e desideri parlare dei suoi strumenti realizzando uno still life ambientato mentre lui lavora sullo sfondo, va da sé che il soggetto saranno gli attrezzi e non la persona.

Mettere il soggetto in evidenza

Un altro accorgimento consiste nel mettere il soggetto in evidenza, così che chi guarda lo possa individuare immediatamente. Di seguito, ti faccio alcuni esempi che puoi provare a mettere in pratica.
Fai occupare al soggetto la totalità o quasi del fotogramma, avvicinandoti fisicamente al soggetto oppure sfruttando un obiettivo adatto.
Isola il soggetto separandolo dallo sfondo con una sfocatura. Puoi ottenere questo effetto, in base ai casi, aprendo molto il diaframma del tuo obiettivo e/o utilizzando un obiettivo tele e ponendo soggetto e sfondo alla giusta distanza.

Sfrutta eventuali elementi che possono servire ad incorniciare il soggetto.

Cerca un punto di vista alternativo a quello più convenzionale che risvegli l’interesse sul soggetto: avvicinati, allontanati, muoviti attorno alla scena per individuare la ripresa che funziona meglio per questo scopo.
Gestisci il ritmo, la ripetizione degli elementi o loro isolamento in funzione della visibilità del soggetto.
Controlla sempre i bordi della tua inquadratura: eventuali linee e parti del soggetto che li oltrepassano devono essere tagliati con buonsenso. Per capire se un taglio funziona, prova a chiederti cosa comunica quella parte che non si vede: continuità, rottura, squilibrio, interesse fastidio o altro?
Metti in luce il soggetto e scurisci le parti di contorno: le aree più luminose attirano l’attenzione.

Un aiuto dagli schemi

Infine, ecco tre esempi di schemi che aiutano la composizione, come la regola dei terzi che ho citato all’inizio. Si tratta di schemi creati con delle linee tracciate idealmente nel fotogramma.

Regola dei terzi: la più conosciuta tra le regole di composizione, prevede la suddivisione dello spazio dell’inquadratura in 9 parti uguali, tracciando 2 linee per ogni lato, a uguale distanza. Posizionare il soggetto della tua foto lungo una di queste linee o, ancora meglio, in una delle intersezioni contribuisce alla leggibilità del messaggio.
Utilizzo delle diagonali: è un’altra base per la composizione. Si possono usare le diagonali come delle linee ideali per guidare lo sguardo verso il soggetto oppure disporre lungo una diagonale gli elementi della foto. Se queste diagonali convergono, il punto dove si toccano attira lo sguardo.
Sezione aurea: costruita sulla base del rapporto aureo, è presente nell’arte fin dall’antichità e in natura fin dalle origini della vita (basti pensare ai fossili di ammonite e alle felci). É lo schema da cui deriva, per semplificazione, la regola dei terzi e prevede che l’immagine venga divisa idealmente in 9 parti sulla base, appunto, della proporzione aurea (la sezione centrale risulta più stretta rispetto a quelle laterali).
Quest’ultima è anche all’origine della spirale aurea, la quale, semplificando, si delinea graficamente applicando questa regola per suddividere l’area di un rettangolo creato con queste stesse proporzioni.
Ricorda, però, che questi schemi non fanno da soli tutto il lavoro: per comporre bene le tue foto, parti da quello che desideri sia il messaggio, individua il soggetto e da lì costruisci il resto.