Newsletter

Una viola al Polo Nord
Quella che scrivo da una immaginaria Stazione Boreale è una newslettera – sì, con la “a” finale – che si chiama “Una viola al Polo Nord”. Arriva una volta al mese e contiene il racconto di quello che combino dietro le quinte e di ciò che imparo di nuovo, nel lavoro e nella vita.
Le mie sono lettere che aprono domande più che dare risposte, perché avere una piccola attività è per me qualcosa in continua evoluzione, un’evoluzione che condivido con chi è ospite della Stazione: quando nasce un servizio, sperimento qualcosa o preparo un nuovo contenuto, ne parlo sempre in anteprima con chi è quassù insieme a me.
Non solo: per riscaldarsi, i nuovi arrivati ricevono subito “Una tazza di te”, che è una cosa che non si beve ma che, se vuoi, puoi sentire. Si tratta di un percorso gratuito, una serie settimanale di sette email che NON contiene dritte per fare foto di prodotto più belle, né per aumentare la produttività, né per insegnare l’uso di un'app per la post-produzione.
Questo perché nasce dal desiderio di riportare l'attenzione verso l'interno, di far nascere qualcosa partendo dal nostro messaggio e di fare un’attività semplicemente perché sì, perché ci va di farla.
Vorrei inoltre che fosse un'occasione per ritagliarsi un momento per usare l'immaginazione fuori da un contesto lavorativo. La fotografia, beh, quella non può mancare ma diventa la scusa per giocare e sperimentare con la cara, vecchia fantasia.
Una viola al Polo Nord
Quella che scrivo da una immaginaria Stazione Boreale è una newslettera – sì, con la “a” finale – che si chiama “Una viola al Polo Nord”. Arriva una volta al mese e contiene il racconto di quello che combino dietro le quinte e di ciò che imparo di nuovo, nel lavoro e nella vita.
Le mie sono lettere che aprono domande più che dare risposte, perché avere una piccola attività è per me qualcosa in continua evoluzione, un’evoluzione che condivido con chi è ospite della Stazione: quando nasce un servizio, sperimento qualcosa o preparo un nuovo contenuto, ne parlo sempre in anteprima con chi è quassù insieme a me.
Non solo: per riscaldarsi, i nuovi arrivati ricevono subito “Una tazza di te”, che è una cosa che non si beve ma che, se vuoi, puoi sentire. Si tratta di un percorso gratuito, una serie settimanale di sette email che NON contiene dritte per fare foto di prodotto più belle, né per aumentare la produttività, né per insegnare l’uso di un'app per la post-produzione.
Questo perché nasce dal desiderio di riportare l'attenzione verso l'interno, di far nascere qualcosa partendo dal nostro messaggio e di fare un’attività semplicemente perché sì, perché ci va di farla.
Vorrei inoltre che fosse un'occasione per ritagliarsi un momento per usare l'immaginazione fuori da un contesto lavorativo. La fotografia, beh, quella non può mancare ma diventa la scusa per giocare e sperimentare con la cara, vecchia fantasia.
